Ho deciso che è ora di finirla.
Che mi sono rotta le palle, non di correre (impossibile), ma di essere vista come un essere leggermente aberrato del genere umano femminile.
Perchè signore, e soprattutto signori, non è che una donna se decide di farsi chilometri e chilometri, di non curarsi mentre sfida le intemperie, di trovarsi sudata fradicia in mezzo alla società, per questo è meno donna.
Ora, so che non siamo in tante. So che siamo testarde. Ma so che abbiamo un nostro lato femminile da rivendicare, anche mentre facciamo la cosa che ci piace di più: correre!
Visto che corro da 12 anni “tanto per” e da quasi un anno “seriamente”, raccolgo qui di seguito le reazioni con cui devo confrontarmi all’affermazione: “Sì, corro. Mediamente 60km-70km alla settimana”. (e suppongo di non essere l’unica).
A – Non commenta. Indugia con lo sguardo, controlla che sul davanti non risultino strane protuberanze, (perchè chiaramente, pensa che solo gli uomini siano in grado di fare questo genere di allenamenti).
B – “Cooooosa? Ma te sei fuori! Ma perchè? Perchè?” Probabilmente nel pensiero di questi, c’è un’irresistibile rimando alla figura materna, che non riesce a fargli concepire l’essere donna, come qualcuno capace di correre senza un carrello della spesa e una retina in testa.
C – Devozione e malessere diffuso. Senso di inferiorità che si manifesta con una bocca paurosamente e pericolosamente spalancata, e un pensiero che si concretizza in una nuvoletta a fianco dell’emisfero destro del cervello. Dentro si può visualizzare tutto quello che secondo madre natura dovrebbe essere fatto meglio da lui, e invece no, viene fatto meglio da lei.
In particolare nell’ultimo caso, questi soggetti capita di incontrarli al parco mentre mi alleno, di solito la sera (solo se bel tempo, se piove col cavolo che mettono il naso fuori) o la domenica mattina. E morissero sul colpo, non ce la fanno a lasciarsi superare da una donna. Proprio no. Piuttosto mi superano, poi scompaiono (credo collassino in qualche punto imprecisato dietro una siepe), e al giro successivo quando ripasso dal punto del sorpasso ci trovo almeno un loro polmone.
Però lo ametto, lo trovo molto divertente. :)
Penso che ormai di certe banalità ne abbiamo sentito tutti a sufficienza, quindi non la meno sul femminismo e tutte quelle storie lì, che onestamente, non mi rappresentano.
E’ solo che è seccante sentire ancora certi discorsi che sostengono una diffusa ignoranza, soprattutto da chi non bazzica spesso il settore: che le donne che corrono sono più simili a uomini (e vi assicuro che ce n’è ancora parecchia di gente che lo pensa, e lo dice ad alta voce non curandosi di chi gli sta vicino).
Dai, ci sta che se uno è nel “clou” dello sforzo, non abbia la sua faccia migliore. E ci sta anche che magari non sempre si esce con i completi in coordinato ultimo grido, soprattutto se lo si fa alle 6 di mattina. Ma tutto quello che si esprime in quel gesto semplice e “primordiale” che è la corsa, penso che abbia molto di femminile.
E in fondo, se “la corsa” è femminile, ci sarà un perchè.
PS: specifico che il problema affligge i runner, perchè dotati di sapere vedere al di là dei propri e degli altrui passi. Questa miopia è piuttosto comune tra chi non corre spesso. Lancio l’appello, diffondiamo un po’ di sana e buona cultura :)