Sarà che è estate, tanta gente corre (meno male!) approfittando della spinta “o nel costume, o la morte” ma anche “massì, dai, così mi ossigeno”, insomma sarà una serie di circostanze, ma sto leggendo molto di corsa, di gente che corre o ci prova.
Non c’è n’è uno di tutti quelli che mi capita di leggere tra Twitter e il web, che non stimi.
Da quelli che si allenano per la Maratona di Firenze (e che non vedo l’ora di incontrare quella mattina con gli occhi pesti e appicicati alla partenza :)) a quelli che ce la mettono proprio tutta per fare 4 o 5 km. Tutti di corsa. Tutti di filato. Sissignore.
Traguardi che pensavano irragiungibili, e che ogni giorno queste persone concretizzano con le loro gambe. Corse rotte dal fiatone, dal caldo e dagli occhi rossi, con le facce imperlate di sudore. Corse non sempre corse, perchè alternate con la camminata veloce. Corse con il cronometro per girare forte, no ancora più forte. Per guadagnarsi quel centesimo di secondo che attesti che hai fatto meglio dell’ultima volta, e che ti rassicuri sul fatto che la prossima volta non potrai fallire.
Stasera mentre correvo e mi allenavo, pensavo al post scritto da una cara runner di Twitter, @Elleapostrofo, e che vi consiglio di leggere: “La corsa dà, la corsa toglie”; pensavo a quando leggo di certe frasi lanciate nel web che a volte dichiarano una resa: “Non ne ho voglia” e che quasi si sentono in colpa nel dirlo (o scriverlo) così apertamente agli altri. (cari/e, vi assicuro che una persona sana di mente, runner o no, non vi giudicherà mai per la vostra mancata voglia di correre, tranquilli/e!).
Insomma con questi pensieri in testa, realizzavo che correre alla fine è un lavoro da artigiano. Ci si applica con dovizia, con passione, perchè alla fine si deve “educare” il nostro corpo a rispondere al tempo, alla fatica, a un sacco di cose. In pratica si impara come facevano una volta i “garzoni”, come si diceva in campagna da me. Forse per i cittadini meglio dire “apprendisti”, così mi faccio capire.
Una volta che si imparano almeno le basi, i rudimenti, è solo l’inizio. Perchè poi viene il lavoro sodo, quello della costanza. Quanto tempo ci vuole per fare un bel tavolo? Un bel vaso di ceramica? Non dico un pezzo da esposizione, ma un utensile decente, che faccia il suo dovere. Da poter sfoggiare con una seppur minima soddisfazione. Tempo, ci vuole un sacco di tempo. E di pazienza.
Come in tutti i lavori, se si interrompe il praticantato è un casino. Bisogna riprendere e riprendersi, incominciare di nuovo a far battere la suola sulla strada, spezzare di nuovo (sì, di nuovo!) il fiato, ridire alle gambe che non possono fermarsi e un’altra serie di noiosissime cose che nessun “mastro” operaio vorrebbe dover ripetere da maestro al suo allievo.
Ma alla fine lo si fa, perchè quello che ne viene fuori è tutta farina del nostro sacco. Si consumano strumenti, si acquiscono nozioni nuove (su di noi). Insomma, vale tutto il tempo, la costanza e la non voglia che ci abbiamo messo.
E questo me lo ripeto anche io ogni volta che penso: “Anche oggi di corsa?”. Sì, anche oggi. O forse no. Vediamo se l’allievo è pronto a recuperare e il maestro ha pazienza.
Bel post! …E, fra l’altro, potrebbe essere applicato benissimo a qualsiasi obiettivo si desideri raggiungere nella vita! :-)
Ciao Paola, infatti … perchè alla fine chi corre (qualsiasi distanza, in qualunque modo) ce l’ha un po’ questo approccio della costanza/perseveranza, no? magari non sempre continua … ma, ci proviamo! :) grazie a te per aver letto il post!
Quante volte ho interrotto il praticantato della corsa! Però stavolta sta durando di più :) e iniziano a succedere cose del tipo: ieri sera le mie donne non volevano cenare per via di una festa al CRE che aveva fornito cibo in abbondanza e io cosa ho fatto? Ho detto: “Va bene. Allora fra un po’ vado a correre” e mi sono sparato 10K :))) Viva gli artigiani!
D’altronde, è proprio così che si lavora. Ogni artigiano ha i suoi tempi di consegna in base al modo di lavorare. E se noi stessi in primis non siamo clienti esigenti, et voilà le scadenze slittano di settimana in settimana. Ma ripeto: l’importante è il prodotto finale … Io aspetto la tua prima Mezza :)