Sopravvivere per raccontarla

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Noi impavide del cross corto! Atletica ’85 Faenza

E’ andata.

Ce l’ho fatta! Domenica ho corso per la prima volta un cross con tante (e brave) atlete. Se dovessi fare un sunto di una gara di cross invernale, lo farei così:

“Orizzonte grigio/ terra e fango/ mute colorate/ gente folle/ gomitate/ stavolta morirò correndo/la FINE!/ok, sono viva”

Sarà che ultimamente gioco un po’ troppo anche io a Ruzzle (per chi non conoscesse, è un’applicazione per smartphone dove viene riproposto quello che era il vecchio “Paroliamo” anni ’80), ma ripensando alla gara di cross, a com’è, a come la vivi, mi vengono solo parole in libertà. Mentre la maratona e le gare lunghe in generale, ben si prestano ai racconti, il cross è una disciplina “breathless” senza respiro. E anche solo riviverne il pensiero, ti fa andare in quell’apnea in cui ti ritrovi mentre lo stai correndo.

Provo a spiegare meglio riprendendo dalle parole confuse …

Orizzonte grigio: domenica mattina, ritrovo a Scandiano ore 9.20 (inizio gara femminile  4km ore 10.20). Ovviamente mi perdo (usando il navigatore). Mi raccapezzo e trovo finalmente il Centro Ippico dove si svolge la manifestazione. Intorno colline e il presentatore (giuro: è lo stesso di tutte le gare che ho fatto in Emilia! Cioé peggio di Fabrizio Frizzi dei tempi d’oro!) ci accoglie con un: “E’ una mattina grigia e fredda qui a Scandiano…”. Ecco, non me ne ero accorta … grazie…

Terra e fango: dopo essermi cambiata, mi rimangono ben 20′ per scaldarmi, mentre il mitico Gigi, il mio coach, va a sondare la pista. Deve decidere la lunghezza dei chiodi necessari, in base a come sarà il terreno. Io lo guardo perplessa, perchè continuo a cercare di capire cosa si intende per “percorso” ma vedo solo della gran banda bianca e rossa e dei paletti. Sale la mia preoccupazione: ho paura di scazzare percorso mentre corro. (Paura che ho sempre, mi chiedo da dove provenga. Beh, sì effettivamente se mi perdo anche con il navigatore abitualmente, forse è giustificata). Intorno a me solo fango, cavalli e merda (di cavallo). Mentre mi scaldo guardo attentamente a dove metto i piedi, tanto da avvicinarmi troppo da dietro a un cavallo (naturalmente mi è arrivata una cazziata terra-aria da una signora del centro ippico, vabbè).

Mute colorate: sono quelle di tutti coloro che corrono, che in un paesaggio così monotono di colori, danno veramente un senso di vita incredibile (e di movimento!). Belle le macchie di colore formate dagli atleti delle stesse squadre, dove la mia non poteva mancare  :)

Gente folle: sempre gli stessi che indossano le mute colorate. Ci sono diversi gradi di follia, da quelli che si bevono robe assurde prima di correre (vedi capuccino, non so come facciano, tanta stima per i loro intestini che mi vorrei far trapiantare) a quelli che corrono a 2°-3° gradi con canotta. Sì, canotta e basta sopra, sotto la braghetta giusta per coprire il sedere. Anche qui mia perplessità sulle origini dei loro concepimenti, probabilmente su un’isola Hawaiana o su Marte.

Gomitate: mi avevano avvisata. Ma fino alla fine non ci  ho creduto. E ho fatto male, l’ho capito quando alla partenza sono rimasta agganciata a una triatleta nazionale, che mi ha trascinato per i primi 20metri. Alla linea di partenza dei cross, i posti davanti sono tutto. Quando parti non puoi pensare a dove metti i piedi, devi solo bruciare tutto e tutti (come mi avevano istruito). Io ci  ho provato, ma devo dire che l’esperienza da stuntman agganciata alla super donna non è che mi sia piaciuta molto, eh.

Stavolta morirò correndo: l’unico pensiero mentre mi facevo quei 4km correndo come se non ci fosse un domani, non capendo un cazzo di come si sviliuppavail percorso, e sentendo che l’ossigeno mancava anche nella testa. Questo è il cross. L’unico momento in cui pensi è quando realizzi che mancano ancora 2 giri  e tu devi tirare ancora di più del primo fottutissimo giro (che era, tra l’altro, più corto).  Invece di “dai, cazzo!” mio mantra spirituale in gara, stavolta era diventato per l’occasione: “Morirò, amen.”

La FINE! Ultimo giro. Ultimi sali e scendi. In lontananza una parola, scritta in aria: “ARRIVO” e lo speaker che annuncia le prime. Per Dio, grazie, grazie! E mentre ringrazi … le 20enni che con le loro code di cavallo in testa e le braghette corte, ti bruciano negli ultimi 100m. Ma tanto il cervello è ridotto come quello di Homer (Simpson) che invoca ciambelle e birra:  “aaahh-r-r-i-v-ooohh”

ok, sono viva: la prima volta in vita mia che sto zitta finita una gara. Non parlo. Guardo intorno a me gente che si butta a terra. No, io no. Non posso farlo. Mi piego con disinvoltura in avanti facendo finta di fare stretching. Rimarrò in quella posizione per un tempo non ben definito …

Quando mi sono alzata la gara era finita, cioè erano arrivate tutte all’arrivo (60 partecipanti). E io pensavo solo che avevo finito quella roba lì … che mi aveva talmente tolto il fiato, da rimanere senza favella.

E così, 16’10” per questi 4km. Bene. E così questo è il cross.

Le prime parole poi che ho detto sono state: “Gigi, quand’è che si fa la prossima gara?”

4 thoughts on “Sopravvivere per raccontarla

  1. jejeje la prossima gara ti tocca prima di quanto ti immagini visto che vi siete qualificate e testa bassa per i nazionali ! jejejej complimenti per essere sopravvissuta ed averlo fatto con gran classe come sempre!
    io da piccina li odiavo, per il freddo che si passava e per il fatto che conciate come ci conciavamo di fango, mio padre nion ci lasciava risalire in macchina fino che non ci eravamo tolte tutto e cambiate completamente (lí in mezzo ai campi di pannocchie o di patate dove si correvano i cross del milanese – mi ricordo che quando partecipé a un nazionale vicino a Roma, nonostante i saliscendo, l’assensa di nebbia e fango mi fece pensare che era tutta un’altra cosa)
    Brava brava e brava !!!
    la mia frase preferita del post :
    Mi piego con disinvoltura in avanti facendo finta di fare stretching. Rimarrò in quella posizione per un tempo non ben definito …
    Anche io lo facevo, i polmoni e la gola anestetizzati dal freddo fino all’esofago e oltre …. poi veniva quasi sempre un bicchiere di te caldo in aiuto ….. anche se ho letto che ultimamente in Italia in qualche caso danno una ciotola di trippa …..jejejeje

    • Ah ma quindi tu corri da tantissimo! Beh, sì, la storia si ripeterà il 17 di Febbraio a Ferrara, stavolta il percorso sarà più veloce, ma temo che la temperatura e lo sforzo (e che sforzo!) non cambieranno … SPEREEEEEEM!
      Baci cara e preziosissima manager di maratone ;)

      • io ho iniziato a fare atletica a 8 anni, etá in cui ti fanno fare di tutto per un paio di anni e poi ti indirizzano verso quello a cui sei piú portata. Se sei abbastanza alta ti mettono a fare salto in alto (peccato che io volevo correre e lanciare la pallina – quella che poi in categorie superiori diventa giavvellotto). Ho avuto la fortuna di essere nata e cresciuta a lato delle piste della S.S. Snam, ormai scomparsa, ma che negli anni 80-90 brillava al lato di Pro Patria, Riccardi e Fanfulla Govone. Quando finalmente conseguí togliermi di dosso il salto in alto, intorno ai 12 anni, iniziai con mezzo fondo e fondo, compaginandolo con la suddetta pallina e poi giavvellotto.
        Fra i 14 e i 17 feci ebbi il mio momento d’oro, disputando 1000 e 3000 in pista, piú tutti gli accessori che toccano (cross e via dicendo) . Mi allenavo nientepopodimeno che con il gruppo di Jenny Di Napoli e mi sono tolta qualche soddisfazione a livello regionale e nazionale.
        Purtroppo, nell’estate de 17 anni, ebbi un incidente in moto e mi frantumé praticamente entrambe le gambe (da allora ho la rotula dx che é una protesi). Ci ho messo due anni a tornare a camminare come si deve e naturalmente mi sono messa il cuore in pace con l’atletica anche se poco a poco sono tornata a praticare sport (che per di piú mi sconsigliavano in molti) : pattinaggio su ghiaccio e poi hockey, surf e snowboard.
        Sono tornata al primo amore dopo che erano suonate le 40 campane …e adesso mi chiedo se sarebbe stato meglio non farlo …..
        That’s all ….correre correre non é che l’ho fatto per tanti anni :)
        Abbi cura di te, e se non potrá essers diversamente la tua segretaria verrà a Valencia come animatrice e fotografa !

      • Mamma mia! Letto tutto d’un fiato! Che super esperienza sportiva … che bello essere arrivata a correre le distanze lunghe con gli anni: trovo che rispecchi molto un tipo di maturità che si acquisisce con il tempo … :)
        Se veramente vieni a Valencia, svengoooo!!!! :*

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