My name is “feliciona”

Bene, l’ho fatta, fatta tuttatuttatutta, fino in fondo.

Non mi sono lamentata, non ho parlato (anzi no, non è vero, quello è impossibile), non ho bevuto tanto, non mi è venuto il cagotto. Posso dire ufficialmente che da quando corro è una delle gare più belle che ho fatto?

Anche se è la terza volta consecutiva che corro la Run Tune Up*. [Oddio. Svarione. Il solo scrivere “terza volta consecutiva” mi fa improvvisamente visualizzare la mia immagine con pantaloncino svolazzino, come dice il mio Big, canotta con sponsor dell’autocarrozzeria di paese e baffi. No, ok, quelli speriamo di no.]Insomma, a parte sentirmi un pochino vecchia inside. dicevo che questa corsa mi ha proprio soddisfatta & sorpresa.

Medaglia [per tutti, eh]

Medaglia [per tutti, eh]

Ero davvero preoccupata di non farcela, per tanti motivi, I presupposti dei giorni e degli allenamenti passati non lasciavano presagire nulla di buono. Ho testimoni che possono confermare che mi sono bevuta mezzo litro di succo d’arancia a colazione (convinta che potesse aiutarmi, in un certo senso), per poi sentirmi dire DOPO la corsa che forse proprio bene non faceva. MA nonostante tutto, ripeto, sono arrivata sana e salva.

I due mesi di allenamento post infortunio “trio della sfiga” alle caviglie, mi hanno aiutata a spazzare via ogni tipo di aspettativa. Nonostante fosse la prima gara che correvo con un cronometro che mi dava anche il passo medio, credo di non aver realizzato almeno fino al 16km che probabilmente “ci stavo dentro”. A che cosa non lo so, forse alle mie previsioni che mi davano a braccia alzate alla fine verso l’ora e quaranta. E invece, sciambola! All’ora e trentadue bella fresca in Piazza Maggiore.

Come sempre, provo a riflettere un po’ più in generale sull’affaire. Sono state ben 2 le cose che hanno reso questa corsa e questa giornata speciale.

La prima: provare a correre una mezza e arrivarci in fondo senza sentirsi stanca. Mai capitato prima d’ora, eppure esiste. Cioè si può fare. Per questo ringrazio i miei amici Venuste e Jack che hanno saputo in una sera, tra un racconto olimpico e uno spritz campari (sempre bevande parecchio integrative, io, anche il giorno prima della gara) darmi quella dritta che in sostanza è “smettila di correre come una cavalletta, e cerca di correre come una persona che “dovrebbe” correre maratone”. Bacino basso, passo corto e spalle aperte. (ok, quelle non so se le avevo, ma il resto, fatto tutto, giuro). Io credo davvero di essermi concentrata su questa cosa di fare meno fatica e così mi è parso effettivamente di ottenere quel risultato (effetto placebo? Non lo sapremo mai)

La seconda, molto più importante della prima: posso correre millemila km, centinaia di gare, tagliare traguardi su traguardi, ma quando corro e so che con me ci sono persone a cui voglio bene, le corse che faccio sono sempre sopra la media e le aspettative. Non perchè si corra insieme (quella per me rimane un’utopia che sono riuscita a provare solo una volta in vita mia – confermo, bellissima). Ma perchè è quel legame misto di fatica e gratificazione finale, che secondo me la corsa cementifica. Cioè c’è un prima dove sei elettrizzato, e preoccupato, dove pensi a scaldarti e non è che ti riesci molto a concentrare sui tuoi compagni. Ma poi c’è un dopo, dopo la corsa, dopo il sudore, dopo i km e senti che la cosa pià importante non è vedere che tempo hai fatto, ma se “quelli che son con te” ce l’hanno fatta, sono arrivati o devono arrivare.

Quando arriva quel momento, in cui ti trovi tutti insieme, e ci si commenta, dandosi delle pacche sulle spalle e scherzando anche per come sono andate le cose, ecco per me quel momento lì diventa sacro. Se mi chiedessero “perchè sono felice” potrei buttare giù un trattato così, tra un ritiro deposito borse e una linea di arrivo.

Il traguardo ha tanti nomi Matte, Jack, Mary, Anna, Zoldan, Luca, … e sono tutti motivi per essere così “feliciona” di questa corsa.

°non metto il link perchè son pigra, andatevela a cercare se vi interessa, anche l’esercizio di googlamento vi aiuta a mantenervi in forma e ad essere reattivi quando correte.

20 thoughts on “My name is “feliciona”

  1. Minch….non posso che farti i complimenti. Io mi ritenevo soddisfatto per essere arrivato un quarto d’ora dopo di te !!!
    Comunque confermo. Gran bella corsa. Per me era la prima.

  2. Brava! E che tempo, altro che scarsa preparazione dai ;) Piccola annotazione sulla colazione: anch’io una volta bevevo succo d’arancia, anzi, c’è stato un periodo che facevo la colazione che faccio tutti i giorni: spremuta di due (a volte tre) arance, e toast. Poi ho capito che non è proprio il caso prima di correre. Quindi direi caffè e fette biscottate, e se il caffè non basta e ho sete, ACQUA! ;)

    • In due mesi di preparazione, sono più che soddisfatta di questo ‘tempone’ :)
      Grazie dei consigli…ma io sono un caso patologico e in generale mi da fastidio tutto ciò che è liquiduccio…Caffé e the poi non ne parliamo. Spero di annullare ogni tipo di problema a forza di allenarmi, è l’unica soluzione.

  3. Sì, fantastico. Provo le tue stesse sensazioni quando arriva “quel momento”, tutti insieme a commentarsi, dandosi le pacche sulle spalle e scherzando per come sono andate le cose.
    Il momento felice che “diventa sacro”. In questa aggregazione c’è lo spirito dello sport (apparentemente) individuale. E più lo sforzo è elevato e prolungato, più lo spirito si propaga, e contagia anche lo sconosciuto, non solo l’amico di squadra…

    Dopo le mezze ci saranno le maratone, e molto di più. Vola!

    In bocca al lupo, Mariano

    • Grazie Mariano! In realtà di maratone ne ho già fatte 2… Ma ormai è già passato un anno, chi se le ricorda più? Ognuna è più diversa ed emozionante dell’altra…dipende sempre che ti aspetta alla fine!

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